“L’attimo fuggente” è un film del 1989 diretto da Peter Weir. Nel film un magistrale Robin Williams interpreta il professor John Keating, insegnante di letteratura in un collegio maschile. L’eccezionale e passionale professor Keating insegna agli alunni un nuovo modo di leggere la poesia e con questo anche un nuovo punto di vista sulla vita.
Sia lode agli insegnanti come il prof. Keating. Sia lode a coloro che insegnano con passione ciò per cui provano un amore smisurato!
In questo momento storico così difficile per l’arte, soprattutto per la musica e gli spettacoli dal vivo, il ruolo di chi insegna, trasmette e promuove diventa centrale. Continuare a raccontare, insistere nello studio e nel coinvolgere gli altri a saperne di più è il miglior modo per tenere in piedi degli universi in bilico.
Maurizio Faulisi lo conosciamo meglio tutti come “Dr. Feelgood”, voce tra le voci di Virgin Radio. Sono anni ormai che Maurizio dentro e fuori dalla radio racconta le storie e gli artisti del rock. E’ proprio durante uno dei suoi seminari che ci siamo conosciuti. Quattro incontri sulle origini del rock’n’roll passando per il blues e il country, che lui ama in modo particolare. Questo tipo di incontri lui li propone alle scuole, alle carceri, nei locali. Racconta di rock anche mentre sul palco si esibisce con la sua band “Dr. Feelgood and The Black Billies“. Organizza viaggi su e giù per gli Stati Uniti accompagnando chi decide di seguirlo a visitare i luoghi di culto per chi, come me, ha un’anima distorta e un cuore amplificato. Per Maurizio, insomma, condividere la sua passione non è il lavoro che fa dal lunedì al venerdì per pagare le bollette. Maurizio “Dr. Feelgood” Faulisi è un divulgatore per vocazione. Si pone verso chi lo ascolta come quell’amico entusiata che vuole condividere con te qualcosa di eccezionale, il suo tesoro più prezioso. Perché come si è sentito lui ricco nella scoperta, anche tu possa riempire la tua vita di meraviglia, ascoltando e leggendo il rock in modo nuovo e avendo così (perché no?) una nuova prospettiva sulla vita.

Isabel: Durante il nostro primo incontro mi ha sorpresa che tu abbia detto che la tua passione si sia trasformata in un lavoro a tempo pieno in età più che adulta!
Dr. Feelgood: La mia passione è diventata il mio lavoro 12 anni fa. Fino a quel momento è stata un hobby, una passione irrefrenabile che ho portato avanti costantemente per quanto riguarda la radio, altre attività e altre ruoli li ho coltivati ogni qual volta si sia presentata l’occasione nell’arco di ormai 45 anni. Ho iniziato a viverci solo12 anni fa, perché mi hanno chiamato ma non era il mio obiettivo! Io non ho chiesto niente a nessuno.
I.: Il messaggio che passa è comunque, pur essendo il mondo della musica chiuso e difficile, mai arrendersi!
Dr. Feelgood: Un hobby si può trasformare in lavoro? Certo! Finisco sempre così i miei seminari. Ai ragazzi dico sempre “Qualunque cosa facciate, che vi appassionate alla fotografia, alla danza, alla musica, a qualunque altra forma d’arte o hobbistica fatela con amore. Potrebbe diventare un lavoro addirittura. A me è successo!”
I.: Vengono mosse molte critiche a Virgin Radio, tra cui la più gettonata è che non dia spazio alla musica underground preferendo sempre i grandi nomi.
Dr. Feelgood: Il successo che ha Virgin Radio ce l’ha proprio perché ha fatto questa scelta. Piaccia o non piaccia. Non si rivolge a una nicchia, è una radio commerciale ed è un’attività commerciale. Virgin Radio si rivolge a milioni di ascoltatori e riuscire a soddisfare le aspettative di tutti gli ascoltatori non è facile, direi quasi impossibile. C’è da direi inoltre che la radio dei sogni è proprio quella che ciascuno di noi… sogna! Ognuno vorrebbe poterla ritagliare col bisturi e costruirla esattamente come vorrebbe. Però poi hai delle domande a cui rispondere e obiettivi da raggiungere e delle bollette da pagare. E se questa è un’attività commerciale e questa attività raggiunge un certo livello, le domande e gli obiettivi diventano importanti e ci sono tecniche precise per dare le risposte necessarie. Oggi la radio di serie A si affida alle leggi del marketing, che hanno criteri precisi che vengono seguiti in maniera scrupolosa! Con errori, con interpretazioni sbagliate… Ma il modo corretto per approcciarsi professionalmente alla radio è questo.
I.: Sia in radio che fuori tu svolgi un ruolo fondamentale: il divulgatore. Conoscere dona la possibilità di capire e di scegliere. Credi che insistendo su questo punto si possa tornare ad avere musica di maggiore qualità?
Dr. Feelgood: E’ un sogno, un obiettivo. Ma realisticamente è molto difficile pensare di incidere su quello che è il trend della nostra società per quanto riguarda la diffusione e la promozione della cultura. Una battaglia contro i mulini a vento? Sì, potrebbe essere definita tale. Ma non m’importa! Faccio seminari da 20 anni: nelle scuole, nelle carceri, nelle biblioteche, nei locali… Mi è capitato di fare seminari anche in mancanza di fondi! Le soddisfazioni maggiori arrivano dalle scuole superiori! Dai ragazzi, dai giovani!
I.: Come stai vivendo il ritorno al vinile degli ultimi anni?
Dr. Feelgood: Il ritorno al vinile è una cosa che si esprime da diversi anni, parecchi ormai. Lo davamo per morto! Il ritorno al vinile è per appassionati. E’ un oggetto di culto. E’ qualcosa a cui quelli della mia generazione, ma anche le generazioni precedenti sono molto legati. Il profumo del vinile, la copertina, le note di copertina, lo scricchiolio della puntina prima che inizi l’album, l’usura perfino quella…Sono emozioni che fanno parte della tua vita da sempre. Il fatto che ci sia un ritorno… ma è davvero un ritorno? Le vendite del vinile non hanno superato le vendite del cd, sarebbe una bella notizia! La verità è che le vendite del cd sono calate al punto da andare sotto alle vendite del vinile. In questo momento, per farti capire, il problema che sto affrontando con la mia band è decidere cosa fare: dobbiamo fare un cd? Un album da 10 o 15 tracce? Un vinile con 4 tracce, 2 per lato? O un libro da cui poi far scaricare la musica? Questi prodotti devono dare dei frutti in termini di promozione e di continuità nella storia della band. Decidere cosa produrre oggi è molto difficile e noi siamo, confesso, un po’ disorientati in questo.
I.: Perché il rock in Italia non è riuscito a sfondare come ha fatto per esempio il rap?
Dr. Feelgood: Come possiamo definire il rock…musica di nicchia? Eppure riempie gli stadi! Non c’è una cultura rock in Italia, questo è certo! Quando Virgin Radio nel 2007 è nata, alle prime rilevazioni d’ascolto fece 1 milione e 7 di ascoltatori. Ad alcuni operatori del settore caddero le mascelle, nel mio piccolo io aprii le braccia: se gli stadi sono pieni, c’è un pubblico! Perché vogliamo stupirci di una cosa così ovvia? Io all’epoca lavoravo per Rock FM. C’erano altre radio, alcune non completamente rock ma che incontravano quell’attitude, altre completamente rock ma politicizzate, altre libere. La cultura rock in Italia può anche esserci stata, ma non è stata supportata! Non è stata supportata dalla stampa ufficiale, non dalla televisione, nemmeno dalla radio. Adesso esistono più radio rock nazionali, ma nel periodo d’oro del rock no, quando erano più necessarie. Perché il rock non ha preso piede? E’ un discorso lungo e complesso che non può esaurirsi in poco tempo.
I.: Il mercato discografico ha dimenticato che la musica è arte e non un prodotto, le ha tolto così emozioni e significato. Sei d’accordo?
Dr. Feelgood: Certo che sì! Ma è anche vero che bisogna guardarla tutta la storia dell’industria discografica, che è in qualche modo simile a quella cinematografica o comunque simile a tutte quelle storie che riguardano la commercializzazione dell’arte. Il condizionamento degli artisti da parte delle case discografiche riguarda il passato…remoto addirittura. Questa è la ragione per cui negli anni ’40 sono nate le etichette indie e cioè le indipendenti. Anche loro a un certo punto hanno avuto un mercato saturo, ma hanno sempre lasciato maggiore libertà agli artisti. Anche le major in passato hanno lasciato più spazio agli artisti! Dipende dal braccio di ferro che l’artista riesce a tenere con l’etichetta. L’obiettivo dell’etichetta è vendere, quello dell’artista è la sua integrità. E’ un discorso estremamente complesso, che si è complicato sempre di più! Oggi dietro ai condizionamenti sempre più pressanti delle case discografiche ci sono tanti altri problemi: la saturazione del mercato, il cambio dell’oggetto se cd, vinile o musica liquida. E’ un mondo che corre veloce e sta cambiando. Oggi far soldi con la musica è complicato. E si sono aggiunti condizionamenti anche da parte di quelle piattaforme che tutti conosciamo, che chiedono sempre di più all’artista per poter rientrare nelle loro playlist. La libertà vera e totale ormai sta solo quando non devi firmare un contratto. Appena firmi un contratto devi purtroppo essere pronto a dei compromessi.
I.: Dovessi mettere su un palco una band del passato e una di ultima generazione che offrano un sunto del rock’n’roll?
Dr. Feelgood: Qui so di ricevere delle critiche! (ride) Noi in Italia abbiamo un bel zoccolo duro di appassionati estremamente critici. Guarda la polemica sui Maneskin! Ma perfino sui Greta Van Fleet… band giudicata fotocopia dei Led Zeppelin, che personalmente trovo sia una band fantastica. I Rolling Stones o i Beatles non erano forse fotocopia di qualcos’altro? O non erano comunque cover band? All’inizio esprimere la propria personalità non è facile, bisogna affidarsi a ciò che è stato fatto da altri grandi e loro si sono affidati: ai Led Zeppelin! Mica a Pinco Pallo o alla band di ultima generazione. Oggi trovi dei ragazzi che si mettono insieme e prima di poter inevitabilmente esprimere la loro personalità, questi si affidano ai Led Zeppelin e non la trovi una cosa bella? Io personalmente sì! Eppure sono parecchio criticati.
Un gruppo storico…no ti prego non farmi questa domanda è troppo difficile! Sono tanti, troppi! Che te devo dì…? I Rolling Stones sono un punto fermo, fanno ancora quello che hanno sempre fatto, nudo e crudo rock’n’roll. Hanno avuto momenti in cui si sono lasciati andare di qua, hanno avuto delle debolezze di la, ma con continuità e con quell’entusiasmo da teenagers nonostante siano ultra settantenni (ride) questi sono ancora qui a fare ciò che facevano negli anni ’60 e ’70! So che dicendo Rolling Stones do una risposta banale, ma credo sia la risposta più giusta.
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