Cosa vi passa per la mente quando pensate all’arte?
Scommetto che una motocicletta è l’ultima cosa che assocereste al termine. Questo perché la nostra mente, subito, tende a ricordare i capi saldi della storia dell’arte che ben si prestano ad essere il riassunto più esaustivo del concetto.
La verità è che oggigiorno viviamo immersi nella produzione artistica. Le arti si sono moltiplicate, si sono raffinate. I mezzi per produrre opere sono aumentati, si sono fatti più sofisticati e precisi. Così già il solo fatto di tenere in mano un cellulare e scrollare nella home di Instagram ci mette in contatto con le arti visive o performative.
La creatività ha invaso il quotidiano e c’è espressione estetica anche dove i più non sono portati a guardare.
La kustom kulture è un esempio perfetto di “arte quotidiana”. E’ una subcultura che raccoglie tutte le personalità e le espressioni artistiche, che si sono strette attorno alla customizzazione di motori. Nata negli Stati Uniti degli anni 50′, si esprime nella moda, nella musica, in grafiche dal tema cartoonesco e horror, nei tatuaggi, nelle tecniche di verniciatura di auto e moto… E’ creatività che diventa stile di vita.
Andando oltre le nozioni di base sull’arte e guardando attraverso l’espressione di sè nella quotidianità, ecco quindi che il mondo custom giustifica la mia idea delle moto come forma d’arte contemporanea.
Le moto con le linee morbide dei loro serbatoi, l’intreccio dei motori, agganci e innesti che tengono insieme potenza e velocità, molle e fanali, barre dritte o ricurve che insieme creano la magia del movimento e un infinito di possibilità e combinazioni. Dalla più leggera alla più pesante, dalla più veloce alla più tranquilla. Intorno all’idea ribelle e romantica di fendere e attraversare l’aria si scatena la creatività di ingegneri, tecnici, meccanici, artisti che dall’idea base di due ruote danno vita all’espressione e all’esperienza della libertà. Dietro alla moto che vi sorpassa mentre siete nel traffico, a cui magari badate poco, c’è un universo di eventi e persone che fanno di quel mezzo e delle sue sorelle dei pezzi unici, straordinari, di un valore tale da far battere il cuore degli appassionati.
In quell’universo che sa di grasso e benzina (ma non fatevi ingannare, possono trasformarsi nel profumo più dolce che sentirete mai) ruota e splende la piccola stella di Eleonora Tiezzi. Eleonora si occupa di custom painting. Se l’anima di una moto viene assemblata dai meccanici, Eleonora, con i suoi aerografi e i suoi pennelli, è colei che le regalerà personalità. Toscana d’origine e lombarda d’adozione, coi suoi capelli rosa e la sua personalità dolce e irrequieta, è la mano precisa che accarezzerà un motore in ultima battuta, realizzando grafiche, sfumature ed effetti che vi faranno girare la testa appena incrocerete uno dei suoi lavori.

Isabel: Quando è nata la tua passione per le 2 ruote?
Eleonora: E’ una passione che ho fin da bambina! Mio zio aveva una moto, i miei amici avevano moto, così appena ho compiuto 21 anni ho deciso di prendere la patente anche io. Mi è sempre piaciuto qualunque tipo di moto, ma un giorno ho visto una Harley Davidson ed è stato amore a prima vista! Ricordo che ho pensato “Io questa me la devo comprare!”.
I.: Qual è stata la tua prima moto?
Eleonora: La mia prima moto è stata proprio questa su cui sono seduta ora! Ovviamente non era così quando l’ho comprata, era un normalissimo sportster Harley Davidson, che poi ho personalizzato fino a renderla “Atom Ant”, cioè “Formica Atomica”. Questo perché è piccola, compatta, ma esplosiva. Non parlo tanto dei cavalli del motore, quanto della colorazione e della sua personalità. Diciamo che è una moto che non passa inosservata!
I.: Il ricordo più bello legato a questa moto?
Eleonora: Sicuramente il momento in cui l’ho vista finita! Ci stavo lavorando da un anno e mezzo e nel momento in cui l’ho terminata, l’ho guardata e mi ha dato un’emozione fortissima pensare che era proprio come la volevo! L’ho riverniciata io in ogni sua parte. Ho eseguito una verniciatura metal flake, ovvero dei glitter a cui ho sovrapposto dei candy, inchiostri trasparenti e con aerografo e nastri ho creato tutti gli effetti grafici che vedi.
I.: Il ricordo più brutto invece? Sempre legato a questa moto.
Eleonora: Quando rimani a piedi! (ridiamo) E può succedere con un serbatoio piccolo come questo. Infatti adesso mi sono organizzata e giro con un litro di benzina in borsa! (ride)
I.: Mentre ci stavamo accordando per questa intervista, senza pensarci, mi hai detto una cosa verissima e bellissima e cioè “Cambiano le superfici su cui lavoriamo, ma anche noi siamo artisti!”. Facciamo in modo che tutti ti riconoscano come artista, parliamo delle tue basi: hai studiato arte? Con quale tecnica ti sei approcciata al disegno?
Eleonora: Io in realtà ho fatto un percorso di studi diverso. Non ho studiato arte. Ho frequentato il liceo linguistico! Ma ho sempre avuto la passione per il disegno e arrivo soprattutto dal fumetto e dall’illustrazione. Tant’è che ho frequentato l’accademia di comics dove ho ricevuto le basi per l’uso del colore e tutto ciò che serve per strutturare un disegno. Quando poi ho visto le prime moto aerografate ho sentito come un richiamo. Volevo anche io portare i miei disegni sulle carrozzerie. Alla fine, come ci siamo dette, si tratta solo di diverse superfici. Nel momento in cui sai disegnare puoi farlo su qualunque supporto: sul metallo, sulla plastica, sul legno… Ovunque. La cosa fondamentale è la conoscenza del materiale su cui andrai a lavorare, per poterlo trattare nel modo più corretto e funzionale. Tra l’altro escluso qualche breve corso ho affrontato il mio percorso da autodidatta, seguendo tutorial trovati su internet o comprando libri sull’argomento, perché non esistono corsi specializzati. Infatti al momento lavoro alla Dox Art Factory di Monza e stiamo pensando di strutturare dei corsi ad hoc, per dare la possibilità agli appasionati di specializzarsi nel custom painting offrendo a tutti la nostra esperienza.

I.: Ricordi ancora il tuo primo lavoro su un motore?
Eleonora: Certo! Si trattava di una Harley Davidson e in quel periodo ero molto presa dalla scena americana e californiana della kustom kulture ed eseguii delle fiamme e dei teschi, che tutt’ora sono i miei cavalli di battaglia!
I.: A volte quando i sogni diventano realtà ci si sente spaventati o impreparati. Come ti sei sentita quando hai realizzato che la tua passione si stava trasformando in una professione?
Eleonora: E’ comunque una sensazione bellissima. Dico spesso che chi lavora della propria passione in realtà non lavorerà mai un giorno della propria vita. Questo perché fai ciò che ami e non ti pesa. Ciò che spaventa è che a quel punto non sei più libero. Nel momento in cui ti interfacci col cliente devi andargli incontro, devi soddisfare le sue aspettative, il suo gusto, le tempistiche che ti lascia, il budget. L’arte è libertà. Ma quando diventa il tuo lavoro devi conciliare la tua libertà creativa, con l’idea di qualcun altro. Poi può anche capitare che siano proprio i clienti a fornirti dei nuovi stimoli! E’ un continuo oscillare, una perenne crescita.
I.: Non solo un lavoro, ma un vero e proprio stile di vita.
Eleonora: Assolutamente. Questo è un mondo che vivi a 360° : respiri custom, mangi custom… Arrivi a nutrirti di tutto ciò che compone questo ambiente. Non è solo il lavoro che fai dal lunedì al venerdì. Nel weekend, nel tempo libero, nella vita privata continui ad essere immerso in questo modo. Ed è un mondo che coinvolge tutto: la musica, i tatuaggi… L’universo custom arriva a toccare tutto ciò che può comporre il quotidiano di una persona. E’ arte a 360° .
I.: Se ti dico OPEN EYES DREAM?
Eleonora: Cielo! Mi viene la pelle d’oca solo a pensarci! Me lo sono anche tatuato (mi mostra il tatuaggio). E’ stata l’esperienza più bella di tutta la mia vita. Open Eyes Dream è un team con cui sono andata in America per ben due volte, in compagnia di Dino Romano. Siamo andati a partecipare a gare di velocità sul lago salato di Bonneville. La cosa bella è che siamo partiti a bordo di un camper originale degli anni 80′! E abbiamo attraversato gli Stati Uniti vivendoli on the road. Siamo partiti da New York in direzione Los Angeles e ritorno! Se ci ripenso mi emoziono ancora… Il team era fantastico e io sono stata immensamente felice e orgogliosa di aver partecipato con la verniciatura della moto.
I.: Com’è stato vedere una moto su cui hai lavorato correre a Bonneville?
Eleonora: Non si può descrivere! Quando vedevo Dino sparire in lontananza, immerso in quel paesaggio quasi lunare, sentivo il cuore battere a mille e l’adrenalina mi teneva in allarme, tesa a cercare di vederlo tornare. Indescrivibile…

I.: Senti, ma c’è ancora chi crede che donne e motori non leghino?
Eleonora: “Donne e motori. Gioie e dolori!” (ride). No, non è proprio così, anzi! La scena motociclistica si sta aprendo sempre di più al mondo femminile. Quando 12 anni fa ho preso la patente per la moto, in una realtà piccola come quella di Grosseto, mi sentivo un po’ una mosca bianca. Poi mi è bastato spostarmi in Lombardia per rendermi conto di quante ragazze guidano una moto. In più negli ultimi 10 anni il numero di donne alla guida è aumentato notevolmente. Tra l’altro io e Rosaria Fiorentino, che ha collaborato con me nell’Open Eyes Dream Team, facciamo parte del WIMA, cioè il Women’s International Motorcycle Association. All’interno del WIMA raccogliamo iscritte da tutto il mondo e che guidano qualunque tipo di moto. Ci sono ragazze che fanno enduro, altre che fanno viaggi estremi su due ruote. Tante esperienze di vita e tante bellissime storie da raccontare insomma.
I.: Il tuo lavoro ti ha portata a vincere diversi premi. Quale tra questi è stato il più significativo per la tua carriera?
Eleonora: Sicuramente il Best Paint vinto al Motorbike Expo di Verona nel 2016. Vinto tra l’altro grazie alla mia moto, Atom Ant. Avevo 25 anni all’epoca e vincere il premio come miglior verniciatura all’interno della più importante fiera di settore, mi ha permesso di uscire dalla mia piccola realtà toscana. In seguito a quella vittoria sono arrivati articoli di giornale, servizi fotografici. Pubblicità preziosa, che mi ha fatto conoscere dando una spinta importante alla mia attività.
I.: Cosa vuol dire per te andare in moto?
Eleonora: Libertà. Quando giri il quadro e parti, basta quel semplice gesto per dimenticare già qualunque problema. Se ho bisogno di rilassarmi e di staccare da tutto e tutti, mi metto in sella e via! Fare le curve, ritrovarti immersa in un bel paesaggio, ti rimette in contatto con te stessa. Poi la moto è anche condivisione! Nel momento in cui decidi di partire per un viaggio o per un weekend con gli amici che condividono la stessa passione, si creano empatia e legami profondi. Le emozioni che offre la moto non sono paragonabili e non possono essere sostituite da quelle che da una macchina.