Sugli scaffali più alti della libreria, quelli dove si ripongono quei libri di cui mai ti libererai ma che non sfogli più, ho ancora i libri della mia infanzia. Mi basta guardarli dal basso, leggerne il titolo sul dorso, per ricordarmi il loro contenuto: le immagini, la storia, il loro odore e le sensazioni che ho provato leggendoli ancora e ancora.
Il peso, che le letture fatte nei primi dieci anni circa della nostra esistenza hanno sulla nostra memoria e sul nostro inconscio, lo comprendiamo da grandi. Ne prendiamo coscienza eppure tendiamo a dimenticarcene. Ogni tanto la vita ci spinge a riscoprire il bagaglio di ricordi mettendoci alla ricerca di quel qualcosa “che sappiamo ancora di avere“, ma “chissà dov’è finito” e allora ecco che tutto torna a galla: vecchie foto, vecchi giocattoli, vecchi libri.
Proprio tra quelle vecchie pagine abbiamo costruito le basi della persona che siamo oggi. Abbiamo letto per la prima volta dell’amicizia, dell’amore, del coraggio. Sfogliando una pagina dopo l’altra abbiamo alimentato e individuato i nostri sogni, i nostri desideri, i nostri principi. Questo è il valore dei libri della nostra infanzia.
Capite adesso quale responsabilità hanno gli autori di quei libri?
Stella è un’illustratrice di libri per bambini. Il suo intervento rappresenta il di più, il tocco finale, la polvere di fata per potersi alzare in volo! Con le sue illustrazioni crea un ponte tra autore e giovane lettore, alimentando in quest’ultimo fantasie ed emozioni. Offre ritratti di quei personaggi di cui si leggeranno le imprese, personaggi che per alcuni diventeranno migliori amici, compagni inseparabili di avventure che continueranno anche dopo aver voltato l’ultima pagina. I suoi colori sognanti sono la carezza, il solletico per la fantasia, che anche dopo anni si riaccenderà quando un bambino di oggi osserverà ,un domani, dal basso di una libreria i profili di preziosi ricordi, che Stella ha reso eterni.

Isabel: Quando hai capito che il tuo talento sarebbe diventato il tuo lavoro?
Stella: Che domanda difficile! Ho sempre desiderato che lo diventasse, ma allo stesso tempo credevo che non sarebbe stato possibile. Sono stata cresciuta come tanti, con la convinzione che questo tipo di attività possa essere solo un hobby, ma non un lavoro vero. La scintilla, il momento in cui ho puntato i piedi e ho deciso di provarci con tutte le mie forze è scattata solo un paio di anni fa, poco prima che mi trasferissi in Inghilterra.
I.: Quanto è importante il supporto delle persone più care quando si intraprende un percorso artistico?
Stella: Tanto. Tantissimo. A partire dal tipo di educazione che ricevi! Primo perché se non vieni spinto ad avere fiducia in te stesso, non riuscirai mai. Secondo perché le bollette dobbiamo pagarle tutti e avere accanto qualcuno che ti dica “Se non ce la fai, tranquilla! Ci penso io”, è fondamentale. Non serve solo un sostegno morale quindi, ma anche un aiuto concreto. In questo credo di essere molto fortunata!
I.: Com’è nata la decisione di concentrarti sull’illustrazione dei libri per l’infanzia?
Stella: In realtà io ho iniziato dipingendo tutt’altro e in tutt’altro stile! Dipingevo a olio. Quando ho fatto il primo corso di illustrazione di libri per bambini nel lontano 2005, sono tornata a casa pensando che non facesse per me. E’ rimasta però una sorta di curiosità non soddisfatta, pertanto ho fatto altri corsi sull’argomento. Nel 2013 ho fatto un corso intensivo con Carll Cneut e in quell’occasione è stato proprio lui a sollevare il problema, dicendomi che non mi vedeva convinta di voler fare l’illustratrice di libri per l’infanzia. Io però sono molto cocciuta e ho sempre amato quel genere di libri, li ho sempre comprati e sfogliati studiandone le illustrazioni. E’ stato un lungo percorso insomma, caratterizzato anche da un rapporto di amore e odio prima che io trovassi il mio stile e la mia strada.
I.: Ci vuole una sensibilità diversa?
Stella: Ci vuole una sensibilità diversa per lavorare con le arti visive in generale, perché ci sono molte cose da considerare. Quando si parla di narrativa per l’infanzia bisogna avere un occhio di riguardo in più, perché il libro partecipa alla formazione del bambino. Bisogna stare molto attenti a ciò che si vuole trasmettere. Vuoi trasmettere l’idea che tutte le nonne abbiano i capelli bianchi e la crocchia in testa? Non è vero! Vuoi dare l’idea che solo le mamme facciano i lavori in casa? Non dovrebbe essere vero! Attraverso l’illustrazione si aiuta la focalizzazione dell’immagine che il bambino ha del mondo. Quindi sì, ci vuole una sensibilità speciale.

I.: Tu sei anche autrice tra l’altro…
Stella: Sì! Anche se le parole fanno molta più fatica a uscire rispetto alle illustrazioni. Ho scritto anche racconti non per bambini e anche in quel caso ho avuto qualche difficoltà. Infatti non sono tantissime le storie che ho scritto. La cosa buffa, poi, è che non vedo le mie storie illustrate da me. Di recente, per esempio, ne ho scritta una che è molto ironica, anche nera se vogliamo, che tratta del rapporto tra fratelli in cui la protagonista deve decidere se tenere il fratellino o un topo e lei sceglie il topo! Per questa storia ho cercato una collaborazione esterna per le illustrazioni, perché ritengo ci sia bisogno di un tratto diverso dal mio.
I.: Il tuo libro preferito da bambina!
Stella: Se devo essere onesta non ricordo molti albi illustrati. Mi ricordo che avevo la collana Beccogiallo, edita da Mursia. Ma questi sono già libri per bimbi un po’ più grandi, sopra i 5 anni. Ricordo che avevo anche il libro delle fate di Brian Froud, che comunque non è un libro per bambini, anzi! Credo sia abbastanza angosciante, perché non ritrae delle fate dai tratti rassicuranti. Che poi se ci pensi bene, tutto il folklore nordico non offre delle storie realmente adatte ai più piccoli. Nasconde momenti angosciosi e tetri nelle sue favole: scambi in culla ad opera di folletti… Però questo libro di Froud lo conservo ancora oggi, perché è stato uno dei libri che ho amato di più.
I.: C’è un grande classico per cui ti piacerebbe curare le illustrazioni?
Stella: Mi piace molto disegnare animali, quindi sicuramente direi “Il libro della giungla”.
I.: Questa passione per le calze colorate? Sono un po’ il tuo mantello da supereroe?
Stella: (Ride) Io dico sempre che sono la mia divisa! Sono una persona molto seriale nelle cose. Ho di recente scoperto un modello di gonna, che mi piace molto e mi sta bene, perciò me ne sono cucita da sola circa una ventina. Ovviamente le gonne necessitano di un complemento adeguato e ho scelto le calze colorate!
I.: Il passaggio al digitale come lo hai vissuto?
Stella: Per me è stato un momento di scoperta entusiata! Avevo comprato la prima tavoletta grafica anni fa, ma era di quelle che ti facevano disegnare da un lato e guardare lo schermo dall’altro. Per chi arriva dal disegno tradizionale, questo distaccamento è problematico, perché nel passaggio “occhio-mano” perdi molto, tant’é che inizialmente non mi sono appassionata alla cosa. Con l’I-pad è stato amore a prima vista! Pensa che non avrei voluto comprarlo. E’ stata una mia collega a suggerirmi di fare un tentativo. Che dire, ora non tornerei più indietro! Del disegno tradizionale apprezzo comunque la matericità, il fatto che usi davvero la mano e a volte d’istinto mi capita di provare a cancellare o sfumare con le dita mentre sto usando l’I-pad, ma il digitale ti offre infinite possibilità e senza dover comprare materiali su materiali.

I.: Nel 2020, in collaborazione con Deborah Stevenson, hai portato a casa un award mi pare…
Stella: Sì! Lo abbiamo vinto per la copertina di “The Green Woolen Fedora”, uscito a Febbraio 2020. La collaborazione con Doborah è molto attiva, lei produce tantissimo e infatti abbiamo diversi libri in diverse fasi di produzione.
I.: Cos’ha significato questo award per te che hai preso di recente il coraggio di vivere della tua passione?
Stella: Per me ogni libro che concludo, ogni feedback positivo da parte di un autore contento e infine questo award, sono tutti stimoli a continuare. Sono la voce che mi dice “Ce la puoi fare!” . Penso che ogni artista lotti costantemente con il giudice interiore, che severissimo tenta di sabotarti, di buttarti giù dicendoti “Ci sono illustratori che lo fanno meglio di te!”. Invece ogni conferma e ogni traguardo anche piccolo diventano salvezza e un incentivo a provare ancora. Mi ricaricano!
I.: L’insegnamento più prezioso da trasmettere a un bimbo?
Stella: Non mollare. E’ una conclusione a cui sono arrivata nel tempo, forse tardi. E’ qualcosa che ho vissuto sulla mia pelle, inizialmente anche in modo inconscio. La differenza in tutte le cose sono ormai certa che la faccia la persistenza. Vado avanti, anche senza un risultato, ma vado avanti. Così facendo costruisco un’esperienza. Si discute spesso sull’idea di talento, su quanto il talento giochi a favore. Ma penso che spesso ciò che conta sia il tempo che dedichi a un’azione, più che la predisposizione innata. L’ho visto a scuola soprattutto con gli adolescenti: se non vedono un risultato immediato lasciano perdere. Quando disegno ho anche io quel momento in cui valuto che il mio lavoro sia da scartare. Il segreto? Andare avanti. Riprenderlo. Non abbandonarlo. Prima o poi la strada si trova.
Per saperne di più visita il sito di Stella Maris Mongodi: https://www.stellamarisart.it/
Non mollare è anche il mio motto ed è per questo che coltivo tutte le mie passioni anche quando sembra di non ottenere risultati. Senza musica e scrittura la mia vita sarebbe molto più vuota.
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Bravissima! Le passioni andrebbero coltivate anche solo per stare bene con noi stessi. Come hai detto tu: senza la vita sarebbe vuota. Avanti tutta allora!
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