“Tre paperelle vanno in città,
truccate e belle fanno QUA QUA …”
Scommetto che molti voi, invece di leggerlo, hanno cantato nella testa questo ritornello e lo hanno anche finito. Come una filastrocca in un impulso irresistibile e incontrollato della nostra memoria.
Era il 2009 e J Ax pubblicava “Rap’n’Roll ” , album al cui interno troviamo il brano, poi scelto come singolo , “Tre paperelle ” . Una storia triste, una cruda e amara verità , che svela l’ingenuità e le speranze distrutte di tre giovani donne, che si scontrano con una Milano o invero con una qualunque altra città metropolitana, che fagocita i più deboli senza mostrare pietà alcuna.
Per conferire una maggiore carica alla canzone e per aumentarne il significato, Ax decide di inserire nel pezzo una voce femminile e la scelta ricade su un’altra giovane donna : Irene. Per scelta consapevole o per una mossa fortunata del caso ( “Ai posteri l’ardua sentenza” ) la voce di questa ragazza non si dimostra solo all’altezza dell’esecuzione, ma prende vita dipingendo uno spirito femminile come un giudice implacabile sulla testa delle tre sventurate protagoniste. Implacabile come lo è la città , perché Irene ha la metropoli nel sangue e come questa sa essere dura, fredda e sa che lì nulla le verrà regalato, che il pericolo è dietro l’angolo e devi saperti rialzare in fretta dopo qualunque delusione o verrai spazzato via.

L’energia, la rabbia e a volte anche la disperazione che la voce di Irene trasmette , però, non si fermano alla riuscita collaborazione con J Ax.
Irene Viboras ha una realtà tutta sua, dove continua a stupire per il suo talento e fa saltare e urlare il suo pubblico coinvolgendolo col ritmo serrato dei pezzi composti con la sua band : i Viboras.
I Viboras sono una punk rock band nata nel lontano 2003 . Il sodalizio con Irene ha dato vita a un sound energico, coinvolgente, tipico della scena punk rock, ma non illudetevi o non abbiatene timore! La voce calda e avvolgente di Irene svolge il ruolo di una sacerdotessa in grado di abbattere qualunque resistenza. Così i Viboras sono in grado di presentarsi al mondo accontentando un po’ tutte le orecchie (anche quelle delicate) e nel corso della loro carriera hanno incendiato palchi di tutto rispetto , fino ad arrivare a pubblicare il loro ultimo album “Bleed “. Quest’ultimo lavoro non è solo un semplice tassello da aggiungere in biografia, è un manifesto, un messaggio importante. Nell’album infatti hanno collaborato diversi artisti della scena rock italiana ( scoprirete chi andando avanti a leggere ), per focalizzare l’attenzione su una verità diventata necessità per tutti gli artisti dell’ambiente : la collaborazione è importante.
Dietro la corazza da punk esagitati e aggressivi i Viboras nascondono un animo gentile e la volontà di cambiare le sorti, apparentemente non troppo rosee, della nostra realtà , partendo dalla loro dimensione : beneficenza nza e coesione applicate quotidianamente, nelle piccole cose .
Vi lascio adesso alle parole di Irene, portavoce di buona musica, energia e speranze
Buona lettura!
Isabel : Ciao Irene! Innanzitutto ti ringrazio per il tempo che mi stai dedicando e la fiducia che hai riposto in un progetto appena nato! Spero non resterai delusa dal ritratto di te che cercherò di offrire a chi vorrà fermarsi a leggere di ciò che ci racconteremo.
Per rompere un po’ il ghiaccio ti chiedo : Cosa ti aspetti dallo show di stasera? (Ho intervistato Irene in occasione del live dei Viboras alla Fabbrica degli Artisti di Cerea il 25 Ottobre)
Irene : Siamo in Veneto e mi aspetto un … Posso dirlo? Fottuto delirio! (ride)
Isa : E’ la prima volta che suonate in Veneto?
Ire : No, si può dire che siamo degli habituè ! Abbiamo degli amici e colleghi musicisti veneti, che tra l’anno scorso e quest’anno ci hanno organizzato diverse date sul territorio. Tra l’altro hanno formato una band insieme, gli Splintera e ora stiamo cercando di ricambiare il favore portandoli a suonare in Lombardia.
Isa : Oh bene, lo scambio date fa sempre comodo!
Ire : Assolutamente!
Isa : Al termine di un live prendi mai del tempo per te, per auto valutarti? Se sì, come ti rapporti con te stessa? In modo severo?
Ire : Sì, prendo tempo per me. Non subito però! Perché appena hai finito di suonare, smonti , metti via le tue cose e il primo pensiero è andare al banchetto del merchandise. Vai lì, perché le persone che ti hanno sentito magari vogliono dirti qualcosa, scambiare due chiacchiere, farti un complimento, comprare un cd per portare a casa un ricordo della serata.
Con me stessa per certi aspetti sono molto severa, perché per noi suonare non è semplicemente un hobby! Per rispetto nei confronti di chi ti ha chiamato a suonare, di chi è lì a guardarti , per loro devi mantenere un certo livello. Gli errori li facciamo tutti : al batterista può cadere la bacchetta, a me può cadere il plettro, capita! Ci ridi anche sopra. Se fossero però errori che si ripetono di continuo, perché non sei all’altezza, in quel caso sono critica.
Isa : Tra compagni di band invece? Siete duri gli uni con gli altri rispetto alle vostre performance ?
Ire : Dipende. E’ capitato a tutti di avere la serata no, di suonare con la febbre magari e in casi come questi non ci mettiamo pressione. Però ci guardiamo, ci osserviamo, ci ascoltiamo! Siamo sul palco a fare musica insieme e se sbaglia uno, rischiamo di sbagliare tutti. Se sbaglia il batterista, che da il tempo, può cambiare l’intero mood a una canzone : una canzone veloce, che parte lenta, si trasforma in una ballata, viceversa una ballata suonata veloce rischia di suonare come una tarantella. Dobbiamo tutti cercare di dare il meglio di noi, anche e soprattutto per gli altri.
Isa : Sulla tua biografia Facebook ho letto un pensiero che mi ha incuriosita molto : ” E’ stato solo nel 2003, che ho capito di poter cantare in modo serio”. Com’è nata quella consapevolezza? Si è mantenuta viva in questi anni?
Ire : Per fortuna sì, si è mantenuta! (ride) Io credo che nella vita tutto si basi sull’impegno che ci metti. Da bambina cantavo e mi sentivo dire da mio padre, spesso e volentieri, che ero stonata come una campana! E ti assicuro, che la cosa mi imbarazzava e non poco. Poi mentre ero in Sud Africa sono andata a lezione, ho fatto 2 anni di coro e canto lirico e lì col tempo ho imparato cosa volesse dire seguire una melodia . Da quel momento al 2003 , anno in cui sono entrata nei Viboras , ho bene o male continuato a cantare, ma è stato coi Viboras, che mi sono fermata e … Ho tirato fuori tutto! Anni di frustrazione, di rabbia, di voglia di farmi sentire e ho scoperto la mia voce. E mi sono resa conto, che ci sono altre cantanti , donne, che hanno una voce come la mia, ma non così tante! Così ho deciso che non la volevo perdere, che volevo tenermela stretta. Ho preso lezioni, per poter cantare nel modo corretto, perché la voce è uno strumento molto delicato, basta poco per comprometterlo. Mi sono impegnata per essere sicura di poter portare a termine una serata in qualsiasi condizione.

Isa : “Bleed ” è l’ultima fatica dei Viboras. Rispetto a “Wrong “, il vostro primo disco, i suoni si sono fatti più intensi, corposi, più maturi … Come hai vissuto il percorso tra un album e l’altro?
Ire : Sai che mi è capitato proprio di recente di pensare a questa cosa? Perché quest’anno è il quindicesimo anno da quando abbiamo registrato il nostro primo demo. Abbiamo fondato la band nel 2003 e l’anno dopo è uscito il demo. 15 anni dopo riascolti quel demo e penso sia normale che tu rabbrividisca un po’, perché le canzoni sono ancora buone, mi piacciono… Ma giuro, che quando mi sento cantare voglio morire! (ride) In realtà ne vado ancora fiera, perché senza quel demo non saremmo qui ora. Ma negli anni acquisisci esperienza, suoni meglio, canti meglio. Per fortuna le influenze esterne ti spingono a suonare in modo diverso, così da non proporre sempre la stessa musica, ti arricchisci. Cresci!
Isa : Fabio Gallo , Olly Riva , Andrea Rock e ora anche i Superhorror … Sono solo alcuni degli artisti coi quali hai collaborato. Quant’è importante la collaborazione , soprattutto nella scena punk e rock?
Ire : Fondamentale! Assolutamente fondamentale. Nella scena punk, che secondo me sta riprendendo ultimamente a farsi sentire , c’è stata negli anni scorsi una sorta di dispersione : band che si sono sciolte, serate svanite, chi ha smesso di suonare … Se siamo in una sorta di sottobosco e da soli non possiamo essere forti abbastanza, dobbiamo fare gruppo! Essere uniti. Abbiamo collaborato con questi artisti, perché crediamo che siano dei musicisti fighissimi! Non è avere il loro nome sull’album, perché fa comodo. Deve esserci soprattutto ammirazione. Noi li ammiriamo! Sono eccezionali, delle bravissime persone. E nel prossimo album collaboreremo con altri musicisti ancora! Per alcuni di noi della band è un sogno che si realizza, perché stiamo collaborando con gli artisti di maggior spicco della scena punk italiana.

Isa : Tra gli artisti con cui hai collaborato ce n’è uno a cui sono molto legata e la vostra collaborazione ha dato vita a un pezzo, che ho amato e amo tutt’ora per la sua energia : sto parlando di J Ax e il brano in questione è ” Tre paperelle” . Com’è nata quella collaborazione e cosa ti ha lasciato a livello professionale e personale?
Ire : Ti stavo aspettando! Sapevo che non vedevi l’ora di chiedermelo! (ride) La collaborazione è nata, perché Ax aveva concepito il brano con una voce femminile graffiante. Gli è stato fatto il mio nome, mi ha fatta contattare da una conoscenza comune e … io ho detto sì! Ho detto sì, perché stiamo parlando di J Ax! Chi non è cresciuto con la musica degli Articolo 31?! Al brano ho dato solo la mia voce. Era già stato scritto, suonato… Però è stato bellissimo. Ho fatto anche dei live con lui e la band. Siamo stati ai TRL Music Awards a Trieste ed è stata una figata!
Cosa mi ha lasciato a livello personale? Qui forse potrei dimostrarmi un po’ amareggiata. Ho accettato di collaborare con Ax, perché mi faceva piacere, ma immediatamente ho anche pensato che fosse una buona occasione per accendere un riflettore sui Viboras, dato che eravamo attivi da qualche anno. All’epoca non mi chiamavo Irene “Viboras”, avevo un altro soprannome, che però cambiai con quella collaborazione in “Viboras”, sperando che le persone sentendomi cantare, potessero trovare la mia band con facilità. Non è stato così purtroppo. Ho collaborato con molte persone nella mia carriera, con molti musicisti bravissimi, per esempio Thee S.T.P con cui ho registrato una cover di “Bette Davis Eyes ” , che è un pezzo meraviglioso! Quella cover è forse la migliore che abbia mai sentito e non perché canto io, ma perché credo oggettivamente che lo sia. Quindi l’idea di essere ricordata solo per “Tre paperelle” , lascia un po’ l’amaro in bocca. Perché ho fatto molto altro e vorrei che le persone mi ricordassero per aver cantato tante belle canzoni, non solo una!
Isa : Sicuramente è stata una collaborazione come un’arma a doppio taglio! Però con me ha funzionato, sono partita da quella canzone e sono arrivata qui. Chissà che non funzioni così anche per altre persone …
Ire : Speriamo! Solo il tempo potrà dirlo…
Isa : Per terminare ti chiederei della Soi Dog Foundation e del contributo , che ho visto avete dato coi Viboras !
Ire : Io non credo nel “Tenere tutto per sé” . Noi siamo molto fortunati e spesso non ce ne rendiamo conto, ma ci sono persone, animali nel mondo che hanno bisogno di un po’ della nostra fortuna. Col mio lavoro di tatuatrice, da un po’ di tempo sostengo le attività del CESVI . Coi Viboras una percentuale di ciò che ricaviamo con le vendite del merchandise viene devoluta a Soi Dog Foundation o altre associazioni. Perché per noi può essere una piccola “perdita” , ma per qualcuno quella piccola parte rappresenta la salvezza. E non ha senso fingere che queste situazioni non esistano , che la Siria sia un paese lontano, i Curdi “Chi sono? Da dove vengono?” , gli animali “Tanto sono lì per essere mangiati” , quel cane ” Sta male. Ma il mio a casa sta bene!”. Non è così. Siamo recentemente stati contattati per prendere parte a una serata il cui ricavato verrà devoluto per la cura del cancro in età pediatrica… Sono piccole cose, ma noi ci crediamo profondamente. Il nostro desiderio sarebbe quello che vederci partecipare a queste iniziative sia per qualcun altro un invito a porsi il problema, a rinunciare a una birra per dare una chance in più a chi ne ha bisogno.
Irene Viboras & Isabel
L’intervista non era finita qui … Vi lascio con il link all’ultima domanda che avevo posto a Irene prima di salutarla : grazie per aver letto fino a qui, alla prossima!